Santa Maria in Organo
L’archivio del monastero di Santa Maria in Organo è conservato all’Archivio di Stato di Verona; pervenne in questa sede dagli Antichi Archivi Veronesi, dove era giunto nel 1868; precedentemente era conservato presso gli uffici finanziari a seguito delle soppressioni napoleoniche degli anni 1806-1810.
Il monastero di Santa Maria in Organo venne fondato forse dal duca longobardo Lupo nell’VIII secolo: sicuramente è già esistente nel 744 e dalla seconda metà del IX secolo risulta dipendere dal patriarcato di Aquileia, situazione che si mantenne fino alla soppressione di quest’ultimo nel 1762[1]. Da Santa Maria in Organo dipendevano un buon numero di chiese sia in città (Santa Maria Antica, Santa Maria in Solaro, Santa Margherita, San Siro, Sant’Apollonia, Beata Vergine, Sant’Agata e Santa Cecilia) sia nel territorio (Santa Maria di Gazzo, Santa Maria di Roncanova, Santa Maria di Sorgà, San Lorenzo a Sezano, Santi Faustino e Giovita a Trezzolano, San Donato in Valpantena, San Michele di Mizzole e altre di cui fu investito tra XV e XVI secolo)[2]. Parte della documentazione è prodotta in relazione con queste chiese: in particolare per tra IX e XI secolo è significativa la documentazione relativa a San Lorenzo di Sezano in Valpantena, dove si concentrano gli interessi fondiari dello stesso monastero.
All’abazia fu affidata anche la cura animarum e il governo della parrocchia dal XIV secolo, che mantenne fino alla sua soppressione nel 1806 e la sua costituzione in parrocchia retta da preti secolari.
L'archivio conserva cospicua e risalente documentazione: si contano più di 300 pergamene entro il XII secolo, di cui poco meno della metà entro l’XI, dunque con una forte rilevanza della parte più antica che fa di questo archivio un unicum nel panorama documentario veronese.
Un riordinamento dell’archivio di Santa Maria in Organo venne effettuato da Alessandro Canobbio alla fine del XVI secolo[3], il quale redasse tre repertori (Rotoli, Privilegi e Processi)[4] e un Repertorio universale per località (in foglio volante a stampa)[5], ma prendendo in considerazione solo la documentazione posteriore all’anno 1200: pertanto non si hanno elementi per valutare quale sia stata la capacità di tenuta di questo archivio nella parte di nostro interesse dopo tale intervento. Con rimandi a questo lavoro, ma comprendente anche la documentazione anteriore, è invece un altro repertorio, compilato a più mani entro il monastero tra il 1719 e il 1721, sempre con ordinamento topografico[6]. L’attuale ordinamento della serie pergamenacea – risalente con ogni probabilità al suo passaggio agli Antichi Archivi Veronesi – distingue invece diverse sezioni (Pergamene, Pergamene appendice, Pergamene appendice*, Diplomi, Appendice* Diplomi), ciascuna con numerazione progressiva propria in ordine cronologico. Traccia del precedente ordinamento di Canobbio si trova negli attergati, con disposizoine per c(alto), m(azzo) e n(umero) per le pergamene e per armaro, calto e n(umero) per i privilegi (con il calto, in questo caso, espresso in lettere e non in numerali).
Serie riprodotte: Pergamene; Pergamene appendice; Pergamene appendice*; Diplomi; Appendice Diplomi
Riferimenti: GASVr, p. 1288; Segala, Monasteriorum memoria, p. 195.
Strumenti: ASVr, Inventari, I, pp. 61 ss.; ASVr, Regesti Da Re.
[1] Sulle vicende del monastero Biancolini, Notizie storiche, I, pp. 287-318; IV, pp. 674-679; V/1, pp. 1-48; Segala, Monasteriorum memoria, pp. 192-197 (con bibliografia).
[2] Biancolini, Notizie storiche, I, pp. 294-295.
[3] Sancassani, L’opera di archivista di Lodovico Perini, nota 16; Sancassani, Gli archivi veronesi, p. 68 e p. 99.
[4] SMO, Registri, regg. 411 (rotoli), 412 (privilegi), 413 (processi).
[5] Allegata agli stessi registri; una copia è inserita anche nel codice diplomatico di Gian Giacomo Dionisi (CDD).
[6] SMO, Registri, reg. 414.