Sandrà Parrocchia
L’archivio della chiesa di Sant’Andrea di Sandrà (Castelnuovo del Garda) è conservato per la sua parte pergamenacea antica all’Archivio di Stato di Verona, come deposito dagli Antichi Archivi Veronesi; qui era pervenuto per iniziativa del vescovo Luigi di Canossa nel 1874.
La prima probabile attestazione di una pieve di Sant’Andrea è dell’843, quando viene detta «in vico Probiano»[1]. Dovrebbe essere la stessa chiesa indicata in quel torno di anni come ecclesia/plebs di Sant’Andrea in Umerio[2]. Con un salto di alcuni secoli, la chiesa nel 1115 viene indicata assieme a un castello («in castro et plebe Sancti Andree»)[3] e nel 1145 dalla bolla di papa Eugenio III per il vescovado si può dedurre come la circoscrizione plebana sarebbe stata suddivisa tra quelle di Sant’Andrea di Sandrà (che ne avrebbe mantenuto il nome: «plebem Sancti Andree cum capellis, decimis et curte»), di Santa Maria di Bussolengo e di San Giorgio di Palazzolo[4]; di Umerius si perdono invece le tracce[5]. Verosimilmente questa pieve ha assunto il titolo della precedente di Sant’Andrea «in Humerio» – sempre che non si tratti della stessa con l’obliterazione del precedente vicus in favore di una denominazione, Sandrà, derivata appunto dalla stessa pieve –, ma con il ridisegno della sua circoscrizione sulla base del territorio del castello, venendo così a coincidere «castrum et plebem»[6].
L'archivio conserva una pergamena – pressoché illeggibile – che riporta in copia atti di XII secolo.
L’attuale ordinamento delle pergamene in serie cronologica venne attuato all’interno degli Antichi Archivi Veronesi.
Serie riprodotte: Pergamene
Riferimenti: GASVr, p. 1285.
Strumenti: ASVr, Inventari, II, n. 13.
[1] CDV I, n. 171, pp. 237-241 (843 08 31). Cfr. Castagnetti, La pieve rurale, pp. 52-54.
[2] Placiti, I, n. 60 (856 07 02); cfr. Castagnetti, Circoscrizioni fiscali.
[3] SNCVe, Pergamene, 803 (1115 05 20).
[4] MV, Diplomi, 1 (1145 05 17); copia XIII secolo in MV, Diplomi, 2.
[5] La menzione nel testamento di Pacifico dell’844 come vicus (Strumerio/Humerio in due diverse letture) non può infatti essere ritenuta affidabile: è noto come si tratti di un falso di XII secolo, anche se tale corrispondenza lascia presupporre che la falsificazione di quest’ultimo si sia basata quantomeno su documentazione coeva.
[6] Brugnoli, Una storia locale, pp. 425-432.