San Michele di Campagna

L’archivio di San Michele di Campagna è conservato all’Archivio di Stato di Verona; pervenne in questa sede dagli Antichi Archivi Veronesi, dove era giunto nel 1868; precedentemente era conservato presso gli uffici finanziari a seguito delle soppressioni napoleoniche degli anni 1806-1810.

Esso contiene la documentazione di questo monastero (e del soggetto monastero di San Pancrazio)[1], che si sviluppa a partire dalla seconda metà dell’XI secolo, mentre nei decenni precedenti la chiesa risulta priva di personalità giuridica e dipendente dal Capitolo della cattedrale a partire dalla donazione di Ratoldo dell’813 (un atto riguardante suoi beni si trova infatti in tale archivio)[2]. Le politiche di espansione patrimoniale del monastero risultano attive fino ai primi decenni del XIII secolo – legate anche a una disponibilità di denaro per diritti su un mercato locale mantenuti anche dopo il suo trasferimento al Campo Marzio –, confermate anche da bolle papali nel corso del XII secolo e da parte di Enrico IV il quale ne confermò i beni nel 1082. È in questo frangente, in cui San Michele acquisisce un certo potere economico, che si consuma il dissidio con il Capitolo (da cui la chiesa era rimasta e rimarrà comunque dipendente), sfociato all’inizio del XIII secolo in una vertenza legata appunto al tentativo di recidere questo legame[3]. Pur agendo a livello locale e su orizzonti piuttosto circoscritti, l’attività patrimoniale e la conseguente produzione documentaria appare per un ente di tali dimensioni di tutto rilievo, anche per il panorama veronese: ci sono pervenute infatti di poco meno di 150 pergamene datate entro il XII secolo.

L’archivio conobbe un riordino nel 1670 da parte dei notai Antonio e Francesco Torresani, che compilarono pure un Memoriale per ritrovare le scritture dell’archivio[4]. Gli attergati archivistici indicano una collocazione individuata da lettere alfabetiche ripetute (costituenti un probabile riferimento ad alcune località) e all’interno di questa categoria per mazzo e rotolo, secondo il modello di Alesandro Canobbio; ma tali indicazioni non sono presenti su tutte le pergamene.

Nel fondo si distinguono le sezioni Pergamene, Pergamene appendice (b. 21) e un'ulteriore Pergamene appendice (b. 22) disposte in ordine cronologico, secondo lo schema usuale impiegato all’interno degli Antichi Archivi Veronesi.

 

Serie riprodotte: Pergamene, Pergamene appendice (b. 21); Pergamene appendice (b. 22)

Riferimenti: GASVr, p. 1290; Segala, Monasteriorum memoria, pp. 141-142.

Strumenti: ASVr, Inventari, I, pp. 157 ss.; ASVr, Regesti Da Re.



[1] Sulle vicende del monastero di San Pancrazio una sintesi e bibliografia in Segala, Monasteriorum memoria, pp. 143-145; edita alcuni documenti Biancolini, Notizie storiche, II, pp. 477-484; V/1, pp. 221-233.

[2] ACVr, Pergamene, I, 5, 1r (1009 04 24, copia di XI secolo); cfr. Recchia, Il problema delle origini, pp. 22-24.

[3] Sulle vicende della chiesa e del monastero: Recchia, Il problema delle origini; Recchia, Aspetti di un monastero; una sintesi e bibliografia in Segala, Monasteriorum memoria, pp. 139-143; edita alcuni documenti Biancolini, Notizie storiche, II, pp. 477-484; IV, pp. 699-710; V/1, pp. 165-220.

[4] Sancassani, Gli Archivi veronesi, p. 99.