San Giorgio in Braida (ASVat, FV I)
L’archivio della Chiesa di San Giorgio in Braida è attualmente conservato all’Archivio Segreto Vaticano, dove è giunto nel 1836 assieme a quelli delle congregazioni di San Giorgio in Alga di Venezia, dei Gesuati e dei Gerosolimitani di Fiesole, raccolti nel 1669 nella Cancelleria della Nunziatura Veneta, all’indomani della loro soppressione avvenuta nel 1668. L’archivio di San Giorgio in Braida era confluito in quello della congregazione dei canonici San Giorgio in Alga in seguito alla cessione della sua commenda decisa da papa Eugenio IV nel 1441[1].
La chiesa di San Giorgio in Braida venne fondata e dotata di beni nel 1046 da Cadalo, vescovo di Parma dopo aver svolto il cursus ecclesiastico entro il Capitolo della cattedrale di Verona. Secondo le intenzioni del fondatore, il monastero, pur sotto la protezione del vescovo veronese, godeva di una sua autonomia nella scelta dell’abate e nella gestione patrimoniale. Negli anni seguenti, la nomina di Cadalo a papa coinvolse probabilmente lo stesso monastero; per questi anni si ha documentazione relativa ai rapporti con i famigliari di Cadalo che avanzavano pretese sui beni[2].
A cavallo tra XI e XII secolo risultano convivere in questa sede una comunità di monache di clausura e una scola di ecclesiastici secolari: per questi anni si evidenzia una politica patrimoniale da parte della badessa Riccarda volta a consolidare i possedimenti del monastero (con particolare attenzione, oltre ai beni in città, per quelli di Trevenzuolo, Palù e Lonigo), mentre nei primi decenni del XII secolo si succedono interventi volti a riformare l’ente e che attestano tentativi di depauperamento da parte dei protettori, a cui seguì l’intervento del vescovo Bernardo che riorganizzò il clero con la fondazione di una canonica regolare, l’assegnazione di una dotazione di decime e ponendovi a capo Peregrinus[3]. Tra il 1121 e il 1149 con la prepositura di Peregrinus la documentazione attesta una significativa attività volta a consolidare ed estendere il patrimonio di San Giorgio: a questa fase corrisponderebbero pure alcuni inventari di terre a Sabbion e Vigasio, dove appunto si era concentrata l’attenzione del preposito[4]. A seguito di Pellegrino, l’opera dei priori Viviano (1147-1179), Gerardo e Domenico assicurarono ai canonici di San Giorgio la fiducia da parte della città (come confermerebbero anche una serie di donazioni e contratti di depositi di denaro) e del potere pubblico. In questa fase si iscrivono i diplomi di Federico I del 1155 e di papa Alessandro III nel 1164; l’appoggio papale verrà rimarcato da Alessandro III nel 1170 dopo lo scisma di Vittore IV e Pasquale III che provocò l’abbandono della sede da parte dei canonici, rimasti fedeli al papato contro Federico I[5].
La dimensione quantitativa del fondo di San Giorgio (perlomeno per l’XI secolo – 94 documenti – e soprattutto per il XII – con oltre 1.100 documenti –) non ha sostanzialmente eguali in altri archivi veronesi: si tratta, come nota Gian Maria Varanini, di più del doppio di quelli sopravvissuti per San Zeno, di gran lunga il primo monastero cittadino per importanza politica e consistenza patrimoniale. A questo sembra aver contribuito appunto il “congelamento” nell’archivio della Nunziatura Veneta nel 1668[6].
Assieme alla più tradizionale presenza di documenti legati a titoli di proprietà, l’archivio di San Giorgio conserva un cospicuo numero di inventari di terre. Oltre a quelle già segnalate e che probabilmente si pongono al termine della prepositura di Pellegrino, un altro manipolo di una settantina di pergamene databili entro il XII secolo contiene elenchi di terre, manifestazioni, testimonianze o ricognizioni relative a diritti patrimoniali di San Giorgio: un numero sicuramente significativo del rapporto tra produzione della documentazione e gestione della proprietà (qui rivestono particolare peso le vicende della signoria di San Giorgio su Sabbion, che hanno generato buona parte di questi documenti), ma anche della “tenuta” dell’archivio per quella parte di atti di “amministrazione interna” più facilmente soggetti a selezione.
La distinzione dei fondi (pervenuti all’Archivio vaticano in stato di totale confusione) venne realizzata nei primi decenni del XX secolo da monsignor Pio Cenci, che identificò il materiale afferente a San Giorgio in Braida e ordinò in serie cronologica la parte pergamenacea con una numerazione progressiva. A questa numerazione se ne aggiunse una generale relativa al fondo della Nunziatura nel suo complesso, denominato Fondo Veneto I, alla quale si fa solitamente riferimento (e che è seguita pure in questo lavoro, pur avendo preferito, per maggiore chiarezza, specificare se le pergamene sono appartenenti a San Giorgio in Braida – SGB – o San Pietro in Castello – SPC –): per San Giorgio in Braida questa comprende le pergamene 6724-12885 (a cui corrispondono nell’ordinamento dato da Cenci i numeri 1-6162).
Le pergamene di questa serie sono state edite per gli anni 1075-1150 da Giannina Tomassoli Manenti (CSGB), mentre è in corso di elaborazione un progetto di pubblicazione della documentazione di quest’archivio nella sua completezza da parte di Antonio Ciaralli e Andrea Castagnetti.
Per gli strumenti di consultazione a questo fondo si rimanda alla Introduzione di Tomassoli Manenti[7].
Nelle pagine del CDAVr le schede delle serie delle pergamene dell'archivio di San Giorgio in Braida, in attesa di poter pubblicare le relative immagini, sono strutturate in riferimento agli atti, non alle pergamene: si può perciò riscontrare in alcuni casi che alla stessa pergamena facciano riferimento più schede identificative.
Serie riprodotte: /
Riferimenti: Cipolla, I primi accenni; Cenci, L’archivio della Cancelleria; Biscaro, Attraverso le Carte; Sancassani, Aspetti giurdici, pp. 240-244 (per la soppressione del 1668); Tomassoli Manenti, Introduzione, pp. X-XLI.
Edizioni: CSGB (per gli anni 1075-1150).
[1] Biancolini (Biancolini, Notizie storiche, II, pp. 484-488; V/2, pp. 147-160; VII, pp. 253-264) non ebbe accesso all’archivio; una sintesi e bibliografia sul monastero in Segala, Monasteriorum memoria, pp. 179-182.
[2] Sul rapporto tra Cadalo, i suoi famigliari e il monastero di San Giorgio si rimanda a Cavallari, Cadalo e gli Erzoni.
[3] Miller, Chiesa e società, pp. 109-119. Per gli atti di Riccarda si veda la tabella di riscontro in Tomassoli Manenti, Introduzione, pp. CXLVIII-CLI.
[4] CSGB, nn. 159-161.
[5] Brugnoli, San Giorgio, p. 21; sui depositi in denaro, Biscaro, Attraverso le carte, pp. 1029-1033; per gli effetti dello scisma di Vittore IV e Pasquale III, ivi, pp. 605-611.
[6] Varanini, Note sull’archivio, p. XVIII.
[7] Tomassoli Manenti, Introduzione, pp. XXVII ss.; Ciaralli, Introduzione.