Istituto Esposti

L’Archivio dell’Istituto Esposti (divenuto poi Istituto provinciale di assistenza all’infanzia) è conservato all’Archivio di Stato di Verona, proveniente dagli Antichi Archivi Veronesi.

L’Istituto Esposti subentra nel 1836 alla Casa degli Esposti di istituzione napoleonica, a sua volta subentrato nel 1803 alla Santa Casa di Pietà, fondata nel 1376 per testamento di Taddea da Carrara, moglie di Mastino II della Scala[1]. Con la fondazione napoleonica del 1803, alla Casa degli Esposti furono assegnati anche i beni e l’archivio dell’Ospedale dei Santi Iacopo e Lazzaro alla Tomba: la serie delle pergamene qui conservate attiene appunto a questo lebbrosario, sorto con il trasferimento nel 1235 fuori della nuova cerchia delle mura della comunità ospedaliera di Santa Croce e Carità di Verona, attestata nella documentazione dal 1136 (ma esistente già tra il 1122 e il 1135, secondo una lapide che la ricorda unitamente al nome del vescovo Bernardo), quando tale Crescenzio acquistò numerosi appezzamenti destinandone le rendite al sostentamento dei lebbrosi[2]. Altra documentazione è invece confluita nell’archivio della chiesa e ospedale di San Silvestro, dove si installarono nel 1523 le monache benedettine di Santa Maria Mater Domini, alla quale l’istituto di Santa Croce era stato annesso nel 1335 dal vescovo Nicolò[3].

Nell’attuale ordinamento delle pergamene si distinguono le sezioni Pergamene, Pergamene serie II, Pergamene appendice, in serie cronologica, secondo lo schema attuato all’interno degli Antichi Archivi Veronesi e su cui mise mano, ma sembrerebbe in un secondo momento, Vittorio Fainelli[4].

Le pergamene relative a Santa Croce entro il suo trasferimento alla sede di San Lazzaro sono edite, assieme ad altre attualmente reperibili in altri archivi, entro il volume curato da Annamaria Rossi Saccomani e dedicato alle Carte dei Lebbrosi (CLVr).

 

Serie riprodotte: Pergamene; Pergamene appendice; Pergamene serie II

Riferimenti: GASVr, p. 1282; 1283; 1284; Rossi Saccomani, Premessa, p. XXV.

Strumenti: ASVr, Regesti Da Re.

Edizioni: CLVr.



[1] Sancassani, Gli archivi veronesi, p. 31. L’archivio della Santa Casa di Pietà venne riordinato da Lodovico Perini tra il 1729 e il 1731, che compilò anche un repertorio degli atti (IE, reg. 195; cfr. Sancassani, L’opera di archivista di Lodovico Perini, p. 357 e nota 13; Sancassani, Gli archivi veronesi, p. 71 e pp. 97-98).

[2] Sulle vicende dell’ospizio di Santa Croce e Carità una sintesi e bibliografia in Segala, Monasteriorum memoria, pp. 164-166.

[3] Per le vicende dell’istituto e del suo archivio di rimanda a Rossi Saccomani, Premessa, pp. XXXIII-XXXV e bibliografia ivi citata; inoltre Miller, Chiesa e società, pp. 121-123.

[4] Fainelli, Gli «Antichi archivi veronesi», p. 8.