Clero Intrinseco

L’archivio della Congregazione del Clero Intrinseco è conservato all’Archivio di Stato di Verona; pervenne in questa sede dagli Antichi Archivi Veronesi, dove era giunto nel 1868, mentre precedentemente era conservato presso gli uffici finanziari a seguito delle soppressioni napoleoniche degli anni 1806-1810.

Questo archivio raccoglie la documentazione prodotta dall’associazione dei preti e chierici delle chiese cittadine, attestata per la prima volta nel 1102; essa sviluppò nel corso del XII e agli inizi del XIII una notevole attività patrimoniale, a cui corrispondono una serie di diplomi papali e imperiali di conferma emanati tra il 1177 e il 1202.

Nella serie delle pergamene il numero dei documenti risulta abbastanza circoscritto; gran parte degli atti dell’archivio ci sono noti invece attraverso copie autentiche raccolte in due registri (nn. 12 e 13, già noti come Istrumenti antichi, regg. II e I); a questi se ne aggiunge un terzo (reg. 15, già noto come Istrumenti antichi, reg. III), che riporta dei semplici regesti. La realizzazione di questi registri risale all'età scaligera «nell’ambito di una serie di iniziative tendenti a dare nuovo slancio religioso al sodalizio e a riorganizzarne l’amministrazione»[1]. Nel 1326, infatti, in attuazione dei deliberati statutari del 1323, la congregazione chiese licenza a Giovanni da Firenze, giudice di Cangrande della Scala e del Comune, di far copia redatta in forma pubblica da due notai di tutti gli strumenti del sodalizio. Le copie sarebbero state poi conservate presso l’arciprete, mentre gli originali erano destinati all’archivio della congregazione che doveva allestire una sagrestia da costruire nelle case della caneva della stessa congregazione. Il lavoro di copiatura venne realizzato nel 1329 dai notai Guglielmo da Santo Stefano, Pilcantino dall’Isolo e Bonomo da San Pietro in Carnario[2]. Ai singoli registri è premesso anche un repertorio per località, pur seguendo al loro interno un sostanziale ordine topografico, per cui è spesso possibile trovare uniti in catena atti inerenti allo stesso bene.

La discrepanza tra il numero degli atti riportati in tali registri e gli originali tuttora conservati – perlomeno per la fase risalente di questa istituzione – mostra un significativo depauperamento dell’archivio, confermato ulteriormente dalla rilevanza dei possedimenti citati nei diplomi di conferma di XII secolo, che non trovano puntuale riscontro nel complesso di tale documentazione.

L’archivio del Clero intrinseco venne poi riordinato nel 1729 da don Vincenzo Meriggi de Azzalini, e tra il 1767 1778 da Francesco Maria Menegatti, che compilò sei registri di repertorio dell’archivio[3].

L’attuale ordinamento delle pergamene in serie cronologica (nelle tre sezioni: Pergamene, Pergamene appendice* e Appendice* Diplomi) venne attuato all’interno degli Antichi Archivi Veronesi.

Per ragioni di praticità di consultazione, i documenti in copia datati entro il XII secolo presenti nei registri 12, 13 (integrati dai regesti del registro 15) vengono proposti in questa sede in ordine cronologico. In calce alle schede dei documenti datati entro il XII secolo si propongono comunque due tabelle di riscontro dei registri 12 e 13, con i link alle riproduzioni delle singole pagine.

 

Serie riprodotte: Pergamene; Pergamene appendice*; Appendice* diplomi; Registri, regg. 12-13

Riferimenti: GASVr, p. 1302; Rigon, La congregazione del clero intrinseco; Sancassani, Aspetti giuridici, pp. 200-220.

Strumenti: ASVr, Inventari, I, pp. 243 ss.; ASVr, Regesti Da Re.



[1] Rigon, La congregazione del clero intrinseco, p. 428; cfr. anche Sancassani, Aspetti giuridici, pp. 200-222.

[2] Rigon, La congregazione del clero intrinseco, p. 428 e bibliografia ivi citata. Sancassani, Aspetti giuridici, pp. 220-222, analizza le vicende che hanno portato alla formazione di questi registri, da lui definiti Catastici.

[3] Sancassani, Lavori di ordinamento, p. 4; Sancassani, Gli archivi veronesi, pp. 76-77 e p. 98.