Serego

L’archivio privato dei conti Serego era conservato fino al 1945 a Verona, in via Cappello, nella dimora della famiglia. Completamente distrutto – a quanto consta – dai bombardamenti bellici, parte delle sue pergamene erano state trascritte (anche se talvolta non integralmente) da Carlo Cipolla tra il 1901 e il 1911. Tali trascrizioni sono conservate alla Biblioteca Civica di Verona e recentemente edite (secolo XI-1207), regestate o segnalate (fino al XV secolo) da Gian Maria Varanini[1].

La parte più antica di tale archivio proviene dal monastero benedettino veronese di San Fermo Minore (dove venne poi edificato il Macello), dove i benedettini si insediarono nel 1260 lasciando la loro sede originaria in San Fermo Maggiore quando questo divenne sede della comunità francescana[2]. In tale occasione la documentazione fu smembrata in ragione della corrispondente divisione patrimoniale: gli atti anteriori a tale data sono dunque parte dell’archivio benedettino di San Fermo (Maggiore). In un momento imprecisato, ma forse abbastanza risalente, una parte di questa documentazione confluì nell’archivio della casata vicentina dei Serego, radicatasi a Verona alla fine del Trecento, per motivi non chiariti, ma presumibilmente in ragione dei legami con gli Scaligeri.

 

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Riferimenti: Varanini, Archivi ritrovati.

Edizioni: Varanini, Archivi ritrovati.



[1] Varanini, Archivi ritrovati.

[2] Su San Fermo e Rustico Minore si veda Segala, Monasteriorum memoria, pp. 174-177 e bibliografia ivi citata. Sulle chiese dedicate ai santi Fermo e Rustico (ne esisteva una terza nei pressi, all’inizio del lungadige Rubele, una quarta alla Cortalta, oltre a quella più recente, erede di San Fermo minore o “piccolo”, ora popolarmente nota come “chiesa dei Filippini”) si veda Brugnoli, La chiesa dei padri Filippini e Vedovato, La presenza benedettina a San Fermo Maggiore.