Archivio del Capitolo dei canonici di Verona
L’Archivio del Capitolo dei canonici della cattedrale di Verona conserva la documentazione prodotta o raccolta da questo ente (nelle varie denominazioni assunte dopo la sua istituzione all’inizio del IX secolo)[1]; la serie pergamenacea comprende 10.189 unità[2].
L’attuale ordinamento si deve a monsignor Turrini, che negli anni Venti del secolo scorso mise mano all’archivio, rimasto sotto l’alluvione dell’Adige del 1882, con la pulitura e spianatura di tutte le pergamene e la loro collocazione in tre serie cronologiche distinte per dimensione. La corrispondenza con il precedente ordinamento organizzato nel XVI secolo da Alessandro Canobbio è assicurata da un registro che mette in relazione l’antica collocazione con la nuova e da uno schedarietto ordinato cronologicamente in cui è riportata per ogni singola pergamena la data, il notaio, la nuova e l’antica collocazione[3].
Il confronto con il punto segnato dal riordino di Canobbio e lo stato attuale segnala – al di là dell’effettiva leggibilità di alcune pergamene a seguito dell’inondazione – una sostanziale tenuta in termini numerici della consistenza dell’archivio negli ultimi secoli. A proposito della sua consistenza Gian Maria Varanini ha avuto modo di segnalare come invece il numero di atti fino a tutto il XII secolo non abbia certo «in proporzione del cospicuo ruolo politico e culturale che l’istituzione svolgeva nella vita cittadina, nessun rilievo particolare dal punto di vista quantitativo», anzi «essa appare abbastanza scarsa» anche in considerazione delle capacità di produzione e conservazione della documentazione, con l’esistenza di uno scriptorium attivo e importante anche nel XII secolo, e che già nel 1156 sia menzionato un canonico arcarius, archivista[4]. La maggiore consistenza numerica degli atti dei primi decenni del XIII secolo, la redazione di un registro riassuntivo e consuntivo della documentazione capitolare (poi perduto) assieme a una riorganizzazione istituzionale interna del Capitolo con la suddivisione delle prebende, determinò forse un’operazione di articolazione e di selezione della documentazione anteriore che fu probabilmente «piuttosto ampia»[5].
Tra la documentazione confluita nell’archivio del Capitolo antecedentemente al riordino di Canobbio sono da segnalare per consistenza gli atti riguardanti l’abazia di Santa Maria della Vangadizza, monastero camaldolese sul basso corso dell’Adige, forse qui pervenuti alla fine del Quattocento dopo essere stati raccolti nell’archivio di San Salvar Corte Regia da cui il monastero dipendeva. Nel 1486, quando San Salvar cessò di dipendere dai Camaldolesi e divenne monastero agostiniano, ai vertici di entrambe le chiese erano infatti membri del Capitolo: «coincidenze significative, anche se non tutti i meccanismi possono essere precisati», come nota Varanini[6]. Un altro nucleo “estraneo” è costituito da un gruppetto di pergamene per Cavalpone e zone contermini, per il quale non si è individuato alcun legame con il Capitolo; infine un’«abbondante documentazione “erratica” e isolata» in cui il capitolo non è parte contraente, ma afferente a località che costituiscono i punti di forza del Capitolo, con una certa rilevanza per la Valpantena e l’area pedecollinare attorno alla città[7].
Da segnalare infine che nel riordinamento effettuato da monsignor Giuseppe Turrini vennero inserite in questo fondo anche alcune pergamene raccolte da Scipione Maffei nel corso delle sue ricerche diplomatistiche e dunque estranee alle vicende di questo ente: l’elenco risulta dal registro, compilato sempre da Turrini, delle pergamene non rilevate dal riordinamento Canobbio.
Le pergamene sono edite integralmente per gli anni 1100-1183 (CCapVr I e CcapVr II), mantre per gli anni 1191-1200 è stata iniziata da Giorgio Moretto una trascrizione (CCapVr IV); la più antica documentazione con scritture dei secoli VIII e IX è edita e riprodotta nella seconda serie delle Chartae Latinae Antiquiores (LX, Italy XXXII, Verona II), oltre ai documenti fino al 963 editi nel Codice Diplomatico Veronese (CDV I e CDV II; solo alcuni singoli pezzi seguenti, entro lil X secolo, in CDV III).
Nelle pagine del CDAVr le schede delle serie delle pergamene dell'Archivio capitolare, in attesa di poter pubblicare le relative immagini, sono strutturate in riferimento agli atti, non alle pergamene: si può perciò riscontrare in alcuni casi che alla stessa pergamena facciano riferimento più schede identificative.
Serie disponibili in riproduzione: /
Strumenti: Canobbio, Registro dell’Archivio.
Riferimenti: Zivelonghi, Strumenti e spunti di ricerca; Varanini, Note sull’archivio.
Edizioni: ChLA, LX, nn. 14-32; CCapVr I; CCapVr II; CCapVr IV.
[1] Sulle vicende del Capitolo si rimanda alle sintesi in Castagnetti, Aspetti politici, pp. 49-50; Miller, Chiesa e società, pp. 73-77; Castagnetti, Il capitolo della cattedrale.
[2] Dati sull’archivio in Zivelonghi, Strumenti e spunti di ricerca.
[3] L’operazione è descritta nei suoi diari, recentemente editi: Turrini, Diari, pp. 120 e ss.
[4] Varanini, Note sull’archivio, p. XIX.
[5] Varanini, Note sull’archivio, pp. XXV-XXXI; altra segnalazione di questa riorganizzazione è la recensio dei vassalli del Capitolo, effettuta nel 1225 e anch’essa andata perduta ma trascritta da Muselli (ivi, p. XXIX e Varanini, Il Liber vassallorum) e un ulteriore registro relativo alle prebende di Giovanni canonico (Varanini, Note sull’archivio, pp. XXXIV-XXXV).
[6] Varanini, Note sull’archivio, p. XL.
[7] Varanini, Note sull’archivio, pp. XLII-XLIII.